
Lo ammetto. Per me la Francia è un’attrazione fatale, tanto che ne cerco i segni, le tracce anche a migliaia di chilometri di distanza.
Nel Sud dell’India, per esempio, a 160 chilometri da Chennai, la vecchia Madras, il mio posto del cuore è Pondicherry, che gli habitué chiamano Pondi, enclave francese sul golfo del Bengala. A cominciare dalla Maison Perumal, in stile coloniale con letti a baldacchino, che scelgo come albergo, a due passi da uno dei templi più antichi dedicati a Vishnou. Mi perdo nel Flower Market tra ghirlande dal profumo inebriante, canestri zeppi di corolle dai colori smaglianti, dal giallo zafferano al turchese.
Nella città location di alcune scene del film Vita di Pi, attraverso le piazze alberate, dove passeggiano donne in sari accanto a studentesse in abiti occidentali, prendo un tè al Café de Flore, dove incontro routard vintage arrivati dall’Europa, qualche americano salutista, con libri o iPad. Compro sete meravigliose alla Muthu Silk House, in Nehru Street, la Ville noire separata da un canale dalla Ville blanche. A cena, mangio creolo. Alla Maison Tamoule in Vysial Street, lo chef propone una cinquantina di 50 ricette locali, che non si trovano da nessun’altra parte, come l’iral nongou kozhanbou, a base di gamberetti e di cuore di palma profumato al curry. Namaste, vecchia Pondi.